Adolescenti in cattività: la testimonianza di Maria Cristina Savoldi Bellavitis

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Adolescenti in cattività: la testimonianza di Maria Cristina Savoldi Bellavitis

E’ possibile instaurare un dialogo con gli adolescenti in un periodo così delicato?

Maria Cristina Savoldi Bellavitis, counselor professionista ed autrice dei libri “Adolescenza Interrotta” e “Anche gli atleti meditano… seppur di corsa”, ci spiega come, adesso più che mai, sia importante per i genitori creare dei “riti” con i propri figli al fine di instaurare un dialogo fondato su un linguaggio comune e contrastare così il rischio di un’ “overdose digitale” incontrollata.

Queste settimane di “clausura” hanno modificato le nostre abitudini e di riflesso anche le nostre famiglie. Particolare attenzione si è posta al comportamento degli adolescenti ed al ruolo dei genitori alle prese con la gestione quotidiana di figli reclusi.

Adolescenti in cattività: la testimonianza di Maria Cristina Savoldi Bellavitis

Molti genitori, in questa particolare fase storica che stiamo vivendo, si sono scoperti incapaci di gestire le relazioni con i propri figli, qual’è l’insegnamento da trarre per il futuro Cristina?

Io credo molto nei riti. Il rito è un’ azione che diventando quotidiana con una o più persone, si trasforma in qualcosa di appagante, risolutivo, in grado di congiungere più persone. E’ molto importante per i genitori, che improvvisamente si sono trovati a dover comunicare con i figli, stabilire un contatto. Purtroppo non è affatto semplice stabilire questo tipo di contatto attraverso la comunicazione. Ed ecco che si presenta la necessità di fare un rito, di condividere un qualcosa, un’azione che piano piano si tramuterà in un’abitudine. Ad esempio: la favola del bambino tutte le sere prima di addormentarsi, la prima colazione oppure un finto aperitivo. Questa è l’occasione di porre in essere azioni aggreganti che piacciano anche ai ragazzi e riuscire a protrarle nel tempo.

Bisogna cercare di rendersi necessari, dimostrare il nostro affetto attraverso un atto, che inizialmente sarà generoso ed univoco, ma che alla lunga porterà ad un’apertura, ad un dialogo sempre più frequente tra genitori e figli.

Gli Adolescenti si sono trovati improvvisamente “reclusi” nelle proprie case in un momento della loro vita che dovrebbe essere fatto di esplorazioni e relazioni da coltivare fuori, all’esterno. Ciò che è accaduto può essere concepito come una sorta di allenamento alla vita?

Questa particolare situazione di reclusione è stata per tutti, seppur in maniera differente, un allenamento alla vita. Per noi adulti queste giornate sono state un ottimo insegnamento a stare con noi stessi in una sorta di percorso introspettivo e questo processo negli adolescenti, va necessariamente guidato dagli adulti. Ecco perchè è fondamentale spiegare ai ragazzi le motivazioni di queste limitazioni che riguardano la libertà personale, dirgli la verità, farli riflettere sull’importanza di proteggere non solo se stessi ma anche gli altri.

Restare a casa” diventa un allentamento a farli diventare generosi e responsabili. L’adolescenza ha necessaria l’azione, è quindi fondamentale far sentire i ragazzi orgogliosi di rinunciare ad una cosa per un bene comune. Non è assolutamente facile e noi adulti dobbiamo essere i primi a dare un buon esempio e non uscire se non con le massime misure di sicurezza.

adolescenti e social

L’uso dei social è un utile strumento per “rimanere in contatto” in questa fase di distanziamento sociale. Con gli adolescenti però il rischio è quello che si vada incontro ad un fenomeno di “overdose digitale” senza controllo, causa di emergenze come cyberbullismo ed abusi. Cristina tu hai scritto un libro intitolato appunto “ Adolescenza interrotta. La richiesta d’aiuto dei ragazzi espressa attraverso i loro disagi” , Cosa ne pensi a riguardo?

Ho fatto 3 anni di volontariato nel reparto di pediatria al Fatebenefratelli con le vittime di bullismo. In Italia abbiamo purtroppo il primato mondiale per il primo contatto con l’alcol da parte dei ragazzi.  Certamente, la condizione di cattività e clausura ha peggiorato una situazione già da tempo allarmante.

L’adolescente rinuncia a comunicare con il genitore perchè non lo considera tecnologicamente alla sua portata. La comunicazione si svolge attraverso i social e non tutti i genitori sono così veloci nell’utilizzare la tecnologia. Ecco che l’adolescente si sente a disagio, avviene una rinuncia a dialogare che è nata prima della “clausura”.

Tutti i disagi, che ho descritto nel libro, tipo “eyeballing”( bere vodka attraverso i bulbi oculari ) sono fenomeni che viaggiano attraverso il tam tam mediatico con Youtube. Quindi figuriamoci adesso, chiusi in casa, con una seconda realtà virtuale cosa può accadere. L’adolescente ha rinunciato tantissimi anni fa alle vere emozioni quelle del primo bacio, del tenersi la mano, della passeggiata. Attira molto di più l’emozione mediatica.

ll cyberbullismo purtroppo è sempre in agguato: ci sono migliaia di profili finti con lo scopo di adescare i ragazzi, molti professionisti utilizzano la psicologia degli adolescenti per fare diversi esperimenti. A salvarli è il dialogo con i genitori, i quali, attraverso questi momenti di aggregazione, che io chiamo riti, riescono a comprendere se il proprio figlio inizia a essere taciturno, svogliato, se fa e dice cosa che non ha mai fatto prima. I ragazzi sono ancora in uno stato “istintuale”, la loro anima è molto potente e animale, per cui bisogna guardare proprio alle loro necessità primarie quindi appunto notare se il ragazzo ha un sonno disturbato, se è inappetente , triste, malinconico ecc.. Tenerli sotto una lente comportamentale molto amplificata, senza essere invasivi e torturarli di domande.

Ci si prospetta un mondo lento e la lentezza si è impadronita anche nel nostro modo di vivere. Come bisogna abituare alla “LENTEZZA” gli adolescenti che, soprattutto in questo nostro tempo, sono abituati a ricevere miliardi di input a vivere più esperienze messe insieme?

In realtà, mio nonno quando ero piccola mi lasciava sempre nella confusione più totale perchè mi diceva sempre “ urla adagio e corri piano” ma come si fa? Ebbene, gli adolescenti dovranno un po’ fare così, ovvero potranno urlare e correre ma sempre con un occhio alla sicurezza. Potranno riprendere ad andare nei parchi, a riscoprire dei giochi, la natura, tutte quelle cose che prima andavano ad una velocità talmente supersonica che non riuscivano neanche a intravedere. Ci sarà un ritorno necessario alla contemplazione della bellezza della natura. I ragazzi dovranno semplicemente imparare ad adottare regole comportamentali diverse, ma è nei loro giochi che potranno ritrovare le emozioni antiche, tutto ciò al quale avevano rinunciato in nome della tecnologia. Nessuno più degli adolescenti ha capacità di adattamento, delle volte siamo più noi adulti che maggiormente ci preoccupiamo di cosa accadrà. Il bambino si adatta velocemente e l’adolescente se ne farà una ragione, con tempi di adattamento differenti ma senza alcun trauma. L’importante è amarli sempre incondizionatamente senza giudicarli.

Nel tuo libro “ Anche gli atleti meditano…seppur di corsa” racconti come la mente sia lo strumento che ci consente di superare ogni limite, di conseguire ogni obiettivo. Quale sport consiglieresti per aiutare gli adolescenti e non solo, ad allenare la mente, a scandire al meglio la giornata?

Se parliamo di ragazzi con disagi, quando facevo volontariato dirigevo il laboratorio terapeutico artistico, dove i ragazzi con il problema del controllo della rabbia giocavano con la creta. La creta è un materiale che assorbe, quindi se tu sei arrabbiato, prendi la creta, la butti per terra, gli tiri i pugni e lei assorbe. E così per gli adolescenti, gli fai fare la pasta della pizza? Beh, la pasta della pizza è faticosa, devi impastare, qualsiasi azione che necessiti una forza e un consumo energetico va bene. Tuttavia una delle discipline migliori al mondo per formare dei ragazzi sono le arti marziali, per allenarli ad essere determinati e consapevoli di sé. Ovviamente adesso con il problema degli assembramenti queste discipline non si potranno praticare. In questo momento, l’adolescente non ce la fa a capire che può correre sul posto, che può fare yoga . E’ una battaglia persa: l’adolescente che si trova in cattività preferisce viaggiare con la fantasia.

Lo sport ci dà un eccezionale equilibrio mentale ma non solo, ci insegna una reazione di riflessi e una lucidità di pensiero. Quando si partecipa ad una maratona bisogna saper dosare la forza e le energie,  perchè esiste al trentatreesimo km il muro del maratoneta, dove tutti si schiantano per via dei crampi, dei tremori ecc. La maratona ti insegna a dosare le tue energie per non arrivare sfiancato alla Finish Line. Ciascuno sport ha degli insegnamenti importanti. Per questo sono formativi. E anche nello sport l’ adolescente deve trovare la propria strada.

Questi “nuovi adolescenti” che tipo di adulti saranno?

Questa pandemia ha toccato psicologicamente ed emotivamente tutti. In modo particolare, credo che i ragazzi cresceranno con un fardello in più. Sono stati boicottati e responsabilizzati un po’ prima dell’età della ragione. Ma, nello stesso tempo, penso che non ci saranno cambiamenti radicali, in quanto l’adolescente si adatta velocemente e magari tra un anno questa pandemia sarà solo un ricordo, un lasso di tempo passato, qualcosa che si studierà sui libri di storia. Non credo che la loro psiche ne verrà profondamente segnata, non alla loro età. I ragazzi giovani hanno risorse veramente incredibili, molto più di noi. Certo è difficile gestire la situazione presente ma ce la faranno, non è questo ciò che li farà cambiare. La sofferenza per loro è il concetto di sentirsi chiusi in casa, sarei più preoccupata del mondo circostante che cambierà inevitabilmente.

 

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