Moda sostenibile Home » Moda e Must Have » Moda sostenibile » Viscosa e cupro, tessuti vegetali ed ecostenibili Viscosa e cupro, tessuti vegetali ed ecostenibili Da Rossana Nardacci Pubblicato 5 Luglio 2021 4 min lettura Commenti disabilitati su Viscosa e cupro, tessuti vegetali ed ecostenibili 0 345 Condividi su Facebook Condividi su Twitter Condividi su Reddit Condividi su Pinterest Condividi su Linkedin Condividi su Tumblr La viscosa ed il cupro donano ai vestiti una sensazione al tatto molto piacevole. Ma non sempre si sa da dove provengono. Sono tessuti naturali, sintetici o vegetali? Questi tessuti si possono smaltire facilmente? Sono ecosostenibili? Rispondere a queste domande è fondamentale per capire come vanno trattati materiali del genere. Molto dipende anche dal brand d’abbigliamento e dai tessuti che si hanno davanti. Per questo motivo è fondamentale sempre informarsi sulle varie aziende, sulle loro policy e la loro etica commerciale. A prescindere dalle caratteristiche generali di una fibra, si può essere attenti all’ambiente, con tante sfumature diverse. Quest’aspetto risulta essenziale per il concetto di ecosostenibilità, che deve riguardare tutti i passaggi di formazione e vendita dei prodotti. La natura di cupro e viscosa Il cupro, detto anche “seta vegetale” è una fibra che nasce dai filamenti corti e lanuginosi attorno ai semi del cotone. Questi ultimi vengono estratti e vengono tolte tutte le impurità. Così diventano pura cellulosa, la quale ha ottime qualità tattili sulla pelle. Essa viene trasformata in fibra tramite un processo di trasformazione chimica: il cupro diventa un prodotto tecnicamente artificiale, anche se poco “costruito”. La fibra finale è fresca, lucente, delicata, elastica, leggera, traspirante e resistente. La capacità assorbente è data dai micro pori di cui è dotata: in grado di catturare molto facilmente l’umidità e rilasciarla subito all’esterno. Inoltre la sua scivolosità la rende perfetta per prodotti come le calze, mentre l’antistaticità fa sì che sia in grado di dissolvere le cariche elettrostatiche. Il materiale alla fine è confortevole, praticamente naturale e soprattutto biodegradabile. Quindi può essere smaltito senza particolari problemi etici e pratici. La viscosa invece è sempre un materiale a metà tra il naturale e il sintetico. Non fa parte delle fibre naturali come la seta, il cotone o la lana, ma è molto diverso da materiali artificiali come il poliestere. Essa viene estratta allo stato liquido dalla cellulosa ed è, a sua volta, ottenuta da diversi tipi di legno, come bambù, abete rosso o faggio. Poi avviene la filatura a umido e si ottiene un prodotto modellabile e versatile, che può essere lavorato e tinto senza troppe difficoltà Per questi motivi la viscosa si usa molto per realizzare sciarpe, t-shirt, camicie, tessuti molto pregiati (come il velluto) e bluse. Molti capi d’abbigliamento, poi, sono realizzati con tessuti non uguali, ma simili alla viscosa, perché sempre derivati dalla cellulosa. A parte i capi d’abbigliamento la viscosa si ritrova in bustine del tè, salviette cosmetiche, tessuto per tappezzeria, banconote, materiali di fasciatura e articoli d’igiene come i tamponi.