Psicologia femminile Home » Salute e Benessere » Psicologia femminile » Il tabù del corpo imperfetto: perché non riusciamo ad accettarci? Il tabù del corpo imperfetto: perché non riusciamo ad accettarci? Da Maria Carola Leone Pubblicato 6 giorni fa 8 min lettura Commenti disabilitati su Il tabù del corpo imperfetto: perché non riusciamo ad accettarci? 0 2 Condividi su Facebook Condividi su Twitter Condividi su Reddit Condividi su Pinterest Condividi su Linkedin Condividi su Tumblr Viviamo in una società che celebra l’apparenza, eppure non siamo mai state così insoddisfatte del nostro corpo. Nonostante i movimenti body positive e l’apparente inclusività promossa dai media, molte donne si sentono ancora intrappolate nella gabbia di ideali estetici irraggiungibili. Ma perché questo è ancora un argomento scomodo da affrontare? Forse perché ci costringe a guardare in faccia l’origine di questa insoddisfazione e ci mette di fronte ad un problema che riguarda tutte noi: l’incapacità di accettarci per come siamo davvero. La società in cui viviamo celebra la perfezione fisica e ci bombarda costantemente con immagini di corpi ideali, ritoccati e spesso irrealistici. Questa pressione sociale ci porta a nascondere o rifiutare le nostre imperfezioni, alimentando l’idea che solo un certo tipo di corpo sia degno di essere mostrato e apprezzato. Ma il concetto di un corpo “imperfetto” è costruito: ogni fisico ha caratteristiche uniche che raccontano la storia della persona. Accettare ed amare il proprio corpo significa anche riconoscere queste caratteristiche come parte di sé, non come difetti da correggere. Solo accettandoci realmente per come siamo possiamo liberarci dal peso di uno standard inarrivabile, riscoprendo una versione più autentica e serena di noi stessi. Perché l’autostima è ancora un lusso? Nonostante i messaggi di empowerment, l’autostima autentica è ancora un bene raro, quasi un lusso riservato a poche. Ci insegnano che dobbiamo “piacerci”, ma allo stesso tempo veniamo costantemente bombardate da immagini di donne perfette, senza smagliature, cellulite o rughe. Molte pubblicità promuovono l’accettazione del corpo, ma sempre accompagnata da consigli su come “migliorarlo” con diete, esercizi o trattamenti estetici. È come se ci fosse una continua tensione tra il voler amare noi stesse e il doverci “perfezionare” per raggiungere gli standard imposti. La verità scomoda è che la nostra autostima, nella nostra cultura, viene spesso misurata in base a quanto siamo vicine a quegli standard irrealistici. Se non ci adattiamo a quel modello, il messaggio è chiaro: dobbiamo cambiare, nascondere o sistemare. Accettarsi non significa arrendersi, ma smettere di nascondersi Molte donne esitano a parlare apertamente di questo conflitto interno. C’è un senso di vergogna nel dire che non siamo soddisfatte del nostro aspetto. Siamo abituate a sorridere, a fingere sicurezza, perché mostrarci vulnerabili viene spesso percepito come un segno di debolezza. Ma accettarsi non significa arrendersi, bensì smettere di nascondersi e di vergognarsi per le proprie imperfezioni. Significa capire che la cellulite, le rughe o qualche chilo di troppo non sono difetti, ma caratteristiche uniche che ci rendono umane. Accettarsi non vuol dire rinunciare a migliorarsi. Possiamo avere l’obiettivo di perdere peso o tonificarci, ma ciò dovrebbe nascere da un desiderio personale di benessere e non dalla pressione esterna di aderire a un’immagine di “perfezione” illusoria. L’Industria della bellezza: complice o compagnia di supporto? L’industria della bellezza ha da sempre un ruolo controverso. Da una parte, sembra voler incoraggiare le donne a prendersi cura di sé e a valorizzarsi, ma dall’altra alimenta insicurezze e ansie, che sfrutta per vendere prodotti. Quante volte ci capita di vedere una pubblicità di un prodotto contro la cellulite subito dopo un servizio che celebra la body positivity? Il messaggio è ambiguo: “Ama il tuo corpo così com’è, ma ecco la crema per renderlo migliore”. Questo non significa demonizzare l’industria della bellezza: ci sono molti marchi che fanno sforzi per cambiare il linguaggio e l’approccio, incoraggiando l’autenticità e abbandonando modelli di bellezza irraggiungibili. Ma è comunque importante essere consapevoli del meccanismo commerciale dietro molte campagne. La libertà di essere e scegliere Accettare e valorizzare il proprio corpo è un atto di libertà che va ben oltre la superficialità. Essere in pace con se stesse significa smettere di inseguire la perfezione e iniziare a vivere pienamente, senza paura del giudizio altrui. Scegliere di andare in palestra, di truccarsi o di prendersi cura del proprio corpo è una cosa splendida, ma dovrebbe nascere da un desiderio autentico, non da un senso di inadeguatezza. In fondo, l’obiettivo non è eliminare i difetti, ma abbandonare l’idea che esistano difetti da nascondere. Guardarci allo specchio e riconoscere il valore di ciò che siamo, con le nostre particolarità, è un atto rivoluzionario e forse il primo passo verso una vera, autentica bellezza. E allora, la prossima volta che ci troviamo a criticare il nostro riflesso o quello di qualcun altro, fermiamoci un momento. Ricordiamoci che siamo molto più dell’apparenza e che non abbiamo bisogno di nascondere nulla. Sta a noi, come donne, iniziare a cambiare questa narrazione – per noi stesse, per le donne accanto a noi e per le generazioni che verranno.