COVID19- Quarantena Home » COVID19- Quarantena » LA MODA CONTRO IL COVID19: TRA CROWDFUNDING E CREATIVITÀ LA MODA CONTRO IL COVID19: TRA CROWDFUNDING E CREATIVITÀ Da MARTA MAGGIONI Pubblicato 21 Marzo 2020 5 min lettura Commenti disabilitati su LA MODA CONTRO IL COVID19: TRA CROWDFUNDING E CREATIVITÀ 6 98 Condividi su Facebook Condividi su Twitter Condividi su Reddit Condividi su Pinterest Condividi su Linkedin Condividi su Tumblr Sono giorni sommessi ed alienanti quelli che l’Italia vive in questo momento, preda di una pandemia (il Covid19) tutt’ora delicata e resistente. Si sta chiusi nelle proprie case, si esce pochissimo, si fa attenzione alla propria salute. In un momento di forte responsabilità, il colosso della Moda (la più colpita economicamente da questa crisi) si è rimboccato le maniche, in una corsa all’aiuto reciproco. SOLIDARIETÀ ED INVENTIVA, I MUST HAVE DA “INDOSSARE” OGNI GIORNO, TUTTI I GIORNI A partire dal boom del crowdfunding super social partito da Chiara Ferragni e Fedez, che ha raccolto 4 milioni di Euro (ed è in continuo aumento), il Fashion system si è prodigato per partecipare a favore della sanità e degli ospedali. Da Armani, a Dolce e Gabbana, Etro e i marchi Kering, sono tantissime le Maison che hanno donato cospicue somme di denaro per gli ospedali italiani, finanziando anche le ricerche per lo studio approfondito del Covid19. Altre invece sono le aziende che hanno chiuso momentaneamente i loro store come Calzedonia, Fiorella Pepe, Oltre, Motivi (per citarne qualcuno) o che, come Save the Duck, devolveranno una percentuale delle proprie vendite per il contenimento della pandemia. Tutti si stanno impegnando in questa lotta che vede uniti Paesi e popolazioni ma quello che, a livello sociale ed emotivo, sta sbocciando qui è la massima espressione della voglia di vittoria e condivisione. REINVENTARSI PER IL BENE COMUNE Tra le tante realtà del fashion italiano, spicca su tutte quella del Gruppo Miroglio ed Ermanno Scervino. Le industrie, con una mossa camaleontica, hanno modificato infatti parte della sua produzione tradizionale. Non solo tessile adesso, ma anche preziosissime mascherine monouso per il personale sanitario. La loro difficile reperibilità ha infatti lasciato un segno indelebile nei cuori delle Aziende, che quindi hanno modificato prontamente il target della loro “clientela”. Ma non sono i soli. Le stesse hanno preso vita anche dalle abili mani di sarte e sarti, stilisti e amanti della moda di tutte le zone del nostro Bel Paese. Dalle alte Alpi, sino alla salentina Gallipoli e poi nelle isole, in centinaia stanno realizzando questo capo donandolo poi gratuitamente e reinventandolo nei più variegati colori e pattern. Ed è così che pois, cromie sgargianti, righe e tinte unite invadono le corsie degli ospedali e della città, diventando temporaneo strumento di protezione. La moda, che è sempre stata e sarà la proiezione della società, anche stavolta mette in mostra tutto il suo appeal e il suo ascendente per una causa delicata ed importante. Fa vedere come l’artigianalità e la condivisione siano temi ancora cari in un mondo dedito principalmente al business aggressivo. Perché la paura si combatte con il sorriso, la speranza, la generosità, la consapevolezza. E perché no, anche un pizzico di “stile”.