Addio a Carla Fracci, la regina della danza

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Addio a Carla Fracci, la regina della danza

Carla Fracci è morta a Milano all’età di 84 anni a causa di un tumore che l’aveva colpita già da tempo e che aveva affrontato con coraggio e strettissimo riserbo.

Un’artista unica, un misto di concretezza meneghina e leggerezza della poesia

Una protagonista sia dell’esclusivo mondo del balletto classico sia di quello pop della televisione e dei rotocalchi.

Il viaggio di Carla è stato longevo e trionfale, delicatissima e struggente Giselle, toccante Giulietta, aerea Sylphide nei più grandi teatri del mondo. Non solo la Scala ma anche il Royal Ballet, lo Stuttgart Ballet, il Royal Swedish Ballet e, dal 1967, artista ospite dell’American Ballet Theatre, con i più eccelsi partner come Erik Bruhn, Rudolf Nureyev, Mikhail Baryshnikov, Gheorghe Iancu, Vladimir Vasiliev, Henning Kronstam, gli italiani Amedeo Amodio, Paolo Bortoluzzi, e coreografi come Cranko, Dell’Ara, Rodrigues, Nureyev, Butler, Béjart, Tetley e molti altri.

Carla Fracci, la ballerina classica più famosa al mondo

Considerata una delle più talentuose del Novecento, la Fracci si è avvicinata alla danza subito dopo la Seconda Guerra Mondiale entrando a far parte della Scuola del Teatro alla Scala dove è stata sempre di casa.

Nella sua lunga carriera è stata nel corpo di ballo del London Festival Ballet, il Sadler’s Wells Ballet, ora noto come Royal Ballet, lo Stuttgart Ballet e il Royal Swedish Ballet. Ha ballato con tutti i principali danzatori da Rudolf Nureyev a Roberto Bolle.

Tra i tanti riconoscimenti nella sua carriera vi è il premio del Senato che le è stato attribuito lo scorso anno. Molti dei suoi lavori sono stati realizzati in collaborazione con il marito, il regista Beppe Menegatti, con cui ha avuto un figlio di nome Francesco.

A Gennaio di questo 2021 il nuovo direttore del Ballo, Manuel Legris, la invitò a tenere due masterclass su Giselle, ricucendo così quella rottura della quale resta una testimonianza nella docufiction Corpo di ballo su RaiPlay.

Addio grande donna!

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