Donne coraggiose Home » Donne » Donne coraggiose » Festa della mamma, serve davvero una data per ricordarla? Festa della mamma, serve davvero una data per ricordarla? Da MARTA MAGGIONI Pubblicato 12 Maggio 2021 4 min lettura Commenti disabilitati su Festa della mamma, serve davvero una data per ricordarla? 1 22 Condividi su Facebook Condividi su Twitter Condividi su Reddit Condividi su Pinterest Condividi su Linkedin Condividi su Tumblr Pochi giorni fa, tutti abbiamo festeggiato la festa della mamma e mi sono ritrovata a riflettere sul concetto stratificato che abbiamo della mamma. Io, che lo sono diventata da soli due anni, già mal sopporto questa ricorrenza. Non perché non serva, non fraintendete: spesso le nostre madri non hanno il giusto riconoscimento per i loro sacrifici e gli estenuanti impegni. Il concetto della festa è più valido, la sua applicazione meno. Stereotipi ed imposizioni legate alla figura della mamma Dopo un giorno di facciata ecco che gli stereotipi e le imposizioni tornano come valanghe, riversandosi sulle donne mamme. Perché? Semplice. Se sei una mamma o stai per diventarlo non puoi lamentarti ma, d’altro canto, sei passibile di qualsiasi critica. Non hai figli? Dovresti darti una mossa. Hai un solo figlio? Ne dovresti fare un altro. Ne hai più di uno? Chi te lo ha fatto fare. Lavori? Tuo figlio non avrà la figura materna di cui ha bisogno. Non lavori? Potresti darti da fare di più. Per non parlare della velenosa disputa sulle neo mamme. Un esempio banalissimo? Partiamo dalle conversazioni sul parto. Quello naturale, chissà per quale oscura e misteriosa ragione, sembra possedere un valore in più sul cesareo o sull’indotto. Come se la sofferenza di dover dare alla luce una nuova vita si misuri con pesi differenti. E poi.. allatti troppo? Lo vizierai. Non allatti per niente? Sei solo egoista. La lista, ahimè, sarebbe ancora lunghissima ma per non annoiare preferisco chiuderla qui. In sintesi, ogni piccola decisione che una madre stabilisce è costantemente presa di mira da chi si erge a ‘’consigliere supremo’’. Le preoccupazioni, le scelte, il volersi ritagliare del tempo per sé, l’ansia, il disagio, il modo di educare, l’abbigliamento è sminuito sotto il classico “ci siamo passate tutte.” Come se, appena si varca il grande ingresso delle mamme, una donna cessa di essere se stessa. Pouf. Così, all’improvviso. Non esistono più sogni e paure, obiettivi e malinconia. E questo no, no va per niente bene. Soprattutto se ci reputiamo una generazione nuova ed evoluta, una sorta di aggiornamento 3.0. Le madri, in qualunque modo lo siano diventate, amano i figli più della loro vita. Verso le mamme, bisognerebbe imparare la gentilezza di ‘’presentarsi’’ in punta di piedi. Di accompagnarle lasciandole libere di plasmarsi a loro modo, di trovare quel fragile equilibrio che collega ogni aspetto delle loro esistenze. E l’augurio che posso fare, da mamma con ancora pochi punti esperienza, è quello di essere coraggiose, di lottare per quello che si vuole, di non arrendersi mai. Perché la migliore lezione che possiamo offrire ai nostri ‘’frutti’’ è di mostrare con orgoglio che tutto è possibile!