Eventi Home » Curiosità » Eventi » Ravensbrück, il più grande campo di concentramento femminile Ravensbrück, il più grande campo di concentramento femminile Da Rossana Nardacci Pubblicato 27 Gennaio 2022 8 min lettura Commenti disabilitati su Ravensbrück, il più grande campo di concentramento femminile 0 47 Condividi su Facebook Condividi su Twitter Condividi su Reddit Condividi su Pinterest Condividi su Linkedin Condividi su Tumblr “Il più grande errore che Israele possa compiere al momento è di dimenticare che Israele stesso è un errore. È un errore onesto, un errore frutto di buone intenzioni, un errore per il quale nessuno è colpevole, ma l’idea di creare una nazione di ebrei europei in un’area di arabi musulmani (e di alcuni cristiani) ha prodotto un secolo di guerra e terrorismo della specie che stiamo ora osservando”. (RICHARD COHEN) Il campo di concentramento di Ravensbrück fu il più grande campo di concentramento femminile sul territorio del cosiddetto Altreich, situato nel villaggio di Ravensbrück, nei pressi della località di Fürstenberg, nella parte settentrionale della provincia del Brandeburgo. Un campo che costituiva un complesso del quale, oltre al lager femminile, facevano parte un lager maschile, aree industriali, il Campo di concentramento di Uckermark, il Siemenslager Ravensbrück e oltre quaranta sottocampi utilizzati dai nazisti come serbatoi di manodopera schiava, disseminati tra il Mar Baltico e la Baviera. Il principale lager femminile FKL della Germania nazista Il campo di Ravensbrück fu aperto il 15 maggio 1939. Dal giorno dell’apertura furono subito rinchiuse nel campo oltre 2.000 donne fra austriache e tedesche, provenienti dal primo campo di concentramento femminile di Lichtenburg, una fortezza del XVI secolo riadattata a prigione, che proprio in quel periodo fu chiuso. Le prime deportate erano comuniste, socialdemocratiche, testimoni di Geova, antinaziste in genere, così come “ariane”, accusate del grave reato di aver violato le Leggi di Norimberga sulla “purezza razziale”, avendo avuto rapporti sessuali con una “razza” “Untermensch”, cioè sub-umana, inferiore a quella tedesca. Ravensbrück, fino alla definitiva caduta del regime hitleriano nell’aprile 1945, rimase il principale lager femminile FKL della Germania nazista. LEGGI ANCHE: Giornata della memoria: il ricordo di Perla Beatriz Almarante La struttura del campo di concentramento Il campo era edificato su un terreno formato da una duna sabbiosa e desolata, talmente fredda da essere chiamata “la piccola Siberia di Meklenborg”. Era circondato da un bosco di conifere e betulle; vi erano 32 baracche per gli alloggi delle prigioniere, uffici per l’amministrazione, case per le SS ed una fabbrica della Ditta Siemens Werke di Berlino per il lavoro schiavo delle deportate. Ravensbrück era circondata da un muro alto quattro metri su cui correvano i fili spinati dell’alta tensione; agli angoli vi erano torrette di guardia con le mitragliatrici. All’interno del campo vi era una megalopoli di baracche ripetitiva e compressa, completamente priva d’erba e di alberi, con gli edifici essenziali: cucina, ospedale da campo, prigione, crematorio e le due grandi aree industriali periferiche. Il 29 giugno 1939 giunsero al campo, provenienti dall’Austria, 440 deportate zingare insieme ai loro figli. Dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e la successiva invasione tedesca della Polonia, il 23 settembre 1939, giunsero nel campo le prime deportate polacche. Al termine del conflitto circa 40.000 donne provenienti dalla Polonia vennero internate a Ravensbrück. Queste donne venivano usate per il lavoro nei campi. Il campo di Ravensbrück fornì anche circa il 70% delle donne impiegate come prostitute nei bordelli interni di altri campi di concentramento. Dal Dicembre del 1941 le SS iniziano il sistema delle “selezioni”per i famigerati “trasporti neri”; il medico eugenista del campo, Friedrich Mennecke, sceglie le deportate fisicamente più debilitate e inabili al lavoro da eliminare, inviandole in altri lager o centri, attrezzati per lo sterminio. Ravensbrück, da campo di concentramento a polo produttivo Nel 1942 Ravensbrück conosce un grande sviluppo produttivo; la Siemens apre una filiale appena fuori dalla cinta del campo; utilizzerà la mano d’opera schiava del lager. Vengono costruiti nuovi blocchi, capannoni e magazzini. Ravensbrück si espande diventando una città concentrazionaria, circondata da sottocampi e kommandos di lavoro esterni. Nel 1942 la popolazione reclusa nel campo passa dalle 7.000 alle 10.000 unità effettive. Oltre ad essere un KL, Ravensbrück fu anche campo di preparazione per ausiliarie SS-Aufseherinnen, donne addette alla sorveglianza dei block-femminili nei KL. Reclutate con appelli sui giornali patriottici e allettate dalla prospettiva di un buono stipendio, si presentarono a migliaia all’esame di ammissione. Si calcola che tra il 1942 e il 1945 fossero state addestrate a Ravensbrück circa 3500 di queste ausiliarie, inviate, poi, soprattutto in altri lager. Nel 1943 viene immatricolata la 19.244 prigioniera e viene costruito il crematorio. Nel 1944 l’immatricolazione delle nuove prigioniere passa dal n. 38.818 di aprile al n. 91.748 di dicembre. Allo sfruttamento intenso con il lavoro ne segue un grande aumento della mortalità, comprensiva anche dell’eliminazione fisica dei soggetti considerati inabili e improduttivi come anziane, donne incinte, prigioniere con problemi psicologici, oppositrici. Una delle forme di resistenza di Ravensbrück fu l’organizzazione, nascosta all’autorità del campo, di lezioni scolastiche realizzata dalle prigioniere in favore delle compagne più sfortunate. Tutti i gruppi nazionali ebbero una qualche forma di insegnamento: le deportate polacche riuscirono ad organizzare lezioni universitarie con insegnanti qualificate. Dott.ssa Rossana Nardacci Dott.ssa Maria Carola Leone