Moda sostenibileHome » Moda e Must Have » Moda sostenibile » Rifò: l’azienda di Prato che regala una seconda vita ai capi in disuso Rifò: l’azienda di Prato che regala una seconda vita ai capi in disuso Da MARTA MAGGIONI Pubblicato 28 Agosto 20204 min lettura 1 83 Chi più, chi meno, tutti crediamo nelle seconde possibilità. Se poi ci affianchiamo anche il ponderato concetto della moda sostenibile e circolare, ecco che tutto diventa innovativo ed eco-friendly. Questo è il caso di Rifò, un’azienda pratese che grazie al km 0 e al riciclo dei tessuti, crea nuovi capi ed accessori. UN MADE IN ITALY NATO NEL MONDO È in Vietnam, nel 2017, quando Niccolò Cipriani, il fondatore, immagina un brand che fosse il piú zero waste possibile, artigianale e sostenibile. Ripesca la tradizione dei Cenciaioli e della tessitura di Prato e la parola “Rifò” sembra una scelta consecutiva e naturale. Il termine toscano sta a indicare una pluralità di significati: sia la località del processo, sia il “rifare”, ovvero la trasformazione. Da quel momento in poi tutto sembra confermare la startup ecosostenibile: il crowfunding in breve tempo raccoglie più di 11.000 euro, viene creata la prima t-shirt rigenerata e la S.r.l associata; il team si ingrandisce e si s’inaugura lo shop. L’AMORE PER L’ARTIGIANALITÀ LOCALE La brillante politica del km 0 apporta multipli benefici in differenti settori. Produrre localmente significa diminuire drasticamente le emissioni di Co2 e di carburante, eliminare gli intermediari, scandagliare materie prime e lavorazione ed abbassare i costi al pubblico. Gli artigiani del posto vengono valorizzati e supportati, la qualità del prodotto aumenta così come i posti di lavoro, si ha un contatto diretto con tutta la filiera (dal design, alla produzione, alla comunicazione) favorendo la prevendita e un’esperienza di acquisto più intima e conscia. Il BISOGNO DI ETICITÀ E RESPONSABILITÀ NEL SETTORE DEL FASHION Rifò non è solo un progetto commerciale ma una vera e propria concezione della quotidianità e della moda consapevole. Sovrapproduzione, tendenze stagionali, fast fashion, cultura del sempre nuovo. Sono queste le idee che il brand toscano sprona a modificare ed abrogare. Come? Con iniziative che coinvolgano il consumatore e lo rendano cosciente del proprio posto ed operato nel ciclo produttivo e di acquisto. Ed ecco che, nei negozi aderenti e sul sito web, si può donare vecchi jeans o maglioni in cashmere che verranno rifilati per dare vita ad un nuovo abbigliamento, maschile e femminile. Nel loro shop on-line si possono trovare i capi di punta del marchio come avanguardista giacca in cotone denim rigenerato Ernest e Greta, la maglieria in cashmere riciclato e la polo nata da cotone rigenerato e bottiglie di plastica Felice e Rita. “Basta mettere al centro l’ingegno e l’innovazione: così da una bottiglietta di plastica è possibile ricavare il filato di poliestere riciclato, da un paio di pantaloni un maglioncino o una borsa: il limite è la creatività!”