Eventi Home » Curiosità » Eventi » “Surrogati. Un amore ideale”: la mostra che svela l’intimità tra carne e silicone “Surrogati. Un amore ideale”: la mostra che svela l’intimità tra carne e silicone Da Valentina Corasaniti Pubblicato 28 Marzo 2019 3 min lettura Commenti disabilitati su “Surrogati. Un amore ideale”: la mostra che svela l’intimità tra carne e silicone 0 273 Condividi su Facebook Condividi su Twitter Condividi su Reddit Condividi su Pinterest Condividi su Linkedin Condividi su Tumblr Dal 21 Febbraio al 22 Luglio, Fondazione Prada ospiterà “Surrogati. Un amore ideale”, una selezione di 42 opere fotografiche realizzate da Jamie Diamond ed Elena Dorfman, che indagano il legame emozionale tra una persona in carne ed ossa ed un compagno in silicone. Esplorando i concetti di amore familiare, romantico ed erotico “i lavori di Diamond e Dorfman” – dichiara la curatrice della mostra Melissa Harris- “documentano in modo vivido e senza pregiudizi le interazioni tra gli uomini ed i loro realistici compagni inanimati”. L’artista newyorkese Jamie Diamond, analizza in “Forever Mothers” il tema della maternità, ponendo una particolare attenzione alle aspettative di genere ereditate acriticamente nel corso del tempo. In una perturbante disparità tra immagine e realtà, Jamie Diamond ritrae nella serie “Nine Months of Reborning” una comunità di artiste che realizzano ed interagiscono con bambole iperrealistiche. Il risultato è un’inaspettata esplorazione della fantasia della maternità e della performance dei ruoli sociali che plasmano la relazione madre\figlio. L’artista Elena Dorfman espone invece la sua serie più famosa “Still Lovers” in cui indaga i legami emotivi che si vengono a creare tra le bambole erotiche, di fattezze e dimensioni umane e le persone che le hanno acquistate. Dorfman non insiste sulla loro funzione di puri oggetti sessuali, quanto sul loro ruolo di plausibili compagne di vita, coinvolte in tutti i momenti della quotidianità, come la colazione in famiglia o la serata trascorsa davanti al televisore. “Questo corpus di opere”-racconta l’artista- “testimonia un modo di vivere inquietante e al tempo stesso commovente”, rivelando una routine che pur basandosi su un’evidente artificiosità, riesce a dimostrarsi incredibilmente spontanea e reale. Le fotografie di Jamie Diamond ed Elena Dorfman sembrano evocare all’interno della mostra, l’intimità nostalgica e melanconica di un sentimento che è talmente forte che manca anche mentre lo si vive.