Salute e Benessere Home » Salute e Benessere » Tumore al seno: le novità della ricerca Tumore al seno: le novità della ricerca Da Rossana Nardacci Pubblicato 30 Luglio 2019 5 min lettura Commenti disabilitati su Tumore al seno: le novità della ricerca 1 122 Condividi su Facebook Condividi su Twitter Condividi su Reddit Condividi su Pinterest Condividi su Linkedin Condividi su Tumblr La ricerca prosegue spedita con terapie efficaci anche per i casi fino a poco tempo fa ritenuti più difficili Il cancro al seno è la più frequente neoplasia registrata tra le donne. Le armi della scienza, però, sono sempre più affilate ed oggi, ormai, in oltre l’80% delle volte, la malattia viene sconfitta o tenuta sotto controllo. Non solo: le ultime frontiere della ricerca garantiscono un aiuto anche nei casi sino a poco tempo fa ritenuti senza prospettive. Parliamo, ad esempio, del carcinoma triplo negativo metastatico. Questo è uno specifico tipo di tumore che riguarda il 10-15% di tutti i casi di cancro al seno, prende di mira soprattutto le donne più giovani con estrema aggressività e sino ad oggi era estremamente difficile da trattare. Adesso, invece, è stato messo a punto un nuovo piano di battaglia schierando in campo il Nab-Paclitaxel, farmaco chemioterapico già in uso da tempo che sfrutta le nanotecnologie, unitamente ad un immunomodulatore che agisce sul sistema immunitario, il Pembrolizumab: un prodotto assolutamente nuovo che verrà presumibilmente registrato all’Ema, Agenzia europea per i medicinali, dopo l’estate. L’attacco associato, in grado di dare risultati eccellenti, al di sopra di ogni aspettativa, allunga la sopravvivenza di chi sino ad oggi non poteva ricevere una cura. Si apre quindi uno scenario nuovo, che un domani potrà garantire anche altre e diverse opportunità. Ma le novità non sono finite: un altro 20% dei casi di tumore mammario prende il nome di Her2 positivo, perchè caratterizzato da alti livelli di una particolare proteina, il recettore Her2. Oggi per aiutare chi ne è colpita c’è una combinazione di specifici anticorpi monoclonali, Trastuzumab/Pertuzumab, sinora prescritti limitatamente a chi aveva già sviluppato metastasi: si è visto però che se presi subito dopo l’intervento di rimozione del tumore, sono in grado di scongiurare proprio il rischio di metastasi, aumentando quindi le chances di guarigione. C’è anche una terza novità che riguarda tutte le restanti tipologie di tumore al seno sinora non considerate, quindi circa il 70% del totale: le donne che hanno già metastasi possono oggi beneficiarie di una inedita combinazione di nuovi farmaci, gli inibitori di cicline, grazie ai quali non è più necessario fare chemioterapia, il che migliora la qualità di vita e sposta largamente nel tempo la possibilità di ricadere nella malattia. La migliore difesa contro questo tumore La ricerca fa dunque passi da gigante. La migliore difesa contro questo tumore resta sempre affidata alle donne ed è la prevenzione. Che si svolge su due diversi livelli: quello primario è l’autopalpazione, che possiamo effettuare tutte a casa una volta al mese a partire dai vent’anni, per poterci accorgere di eventuali anomalie del seno, individuando il tumore quando ancora è molto piccolo. Nel tempo, questo gesto salvavita va però abbinato anche all’ecografia ed alla mammografia, esame radiologico in grado di stanare la malattia ai primissimi stadi. Dopo i cinquant’anni, la cosa migliore è aderire allo screening gratuito offerto ogni due anni dalle Asl.