Violenza sulle donne: è codice rosso

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Le nuove misure, che prevedono tra l’altro corsie preferenziali per le indagini, da sole possono bastare per scoraggiare femminicidi ed abusi?

Delusione o tempesta emotiva che hanno armato mani assassine e che due giudici (donne) hanno valutato con comprensione da molti ritenuta eccessiva. Uno stupro considerato non credibile perchè la vittima era brutta (ma la sentenza, per fortuna, è stata annullata in Cassazione).

L’omicidio di una donna, mamma di tre bambini, che secondo la Giustizia non sarebbe potuto essere impedito nonostante lei avesse presentato dodici denunce contro il marito, suo futuro carnefice. Vicende giudiziarie che disorientano e lasciano l’amaro in bocca. Certo, per capirne le reali motivazioni le sentenze andrebbero lette per intero e con specifica competenza tecnica.

Intanto però, a caldo, il Premier Conte ha commentato: “Nessuna reazione emotiva può giustificare o attenuare la gravità di un femminicidio”. Ed in questo caso non c’è bisogno di lauree e toga, i dati parlano da soli: 121 donne uccise nel 2018, specialmente da partner, ex o familiari.

Un’emergenza nazionale che ha fatto scattare il Codice rosso, che prevede una corsia preferenziale per le denunce, indagini più rapide, modifiche ed inasprimento di pene per le violenze sessuali, i maltrattamenti in famiglia e lo stalking. Ed anche l’introduzione di un nuovo reato con pene sino a 14 anni per che sfregia un volto femminile.

Ma la nuova legge contiene anche le norme sul Revenge porn, che considera reato il diffondere immagini “intime” senza consenso.

Potranno bastare contro la violenza nuovi provvedimenti giudiziari più restrittivi?

Potranno bastare contro la violenza nuovi provvedimenti giudiziari più restrittivi?

Purtroppo no, visto che alla base vi sono motivazioni sociali molto profonde ed una complessiva regressione di mentalità che cerca di ripristinare la concezione più tradizionale dei ruoli femminili. Capita che nei grandi cambiamenti che coinvolgono la società vi siano momenti di stallo ed anche passi indietro come questo. Però non possiamo nasconderci che la cultura che vede la predominanza del maschio è ancora molto radicata.

Il solo Codice rosso non può costituire una barriera sufficiente: è inutile aumentare le pene se poi non vengono scontate fino alla fine. E soprattutto se non si aiuta l’autore della violenza a capire la portata di quello che ha fatto con corsi ed iniziative mirate all’interno del carcere: cosa che oggi avviene in maniera sporadica. Infine, ci vuole una formazione educativa diversa da quella di oggi, che insegni ai più piccoli l’attenzione per l’altro e che cosa è la violenza di genere.

Lo stigma dell’inferiorità femminile affonda in radici talmente antiche che non ci si può certo illudere di cancellarlo nel giro di qualche decennio. Ecco perchè a fronte di una frangia di violenti, la posizione maschile è neutrale, ecco perchè gli uomini non partecipano ai corsi sulle parità di genere, convinti che non li riguardino.

 

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