Endometriosi: dalla malattia alla prima proposta di Legge nel Lazio

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Endometriosi: dalla malattia alla prima proposta di Legge nel Lazio

L’ endometriosi è una malattia poco riconosciuta, dolorosa e silente al tempo stesso. Si tratta di una patologia cronica legata alla presenza anomala, in altri organi, di cellule dell’endometrio, il tessuto che riveste la parete interna dell’utero.
Secondo i dati del Ministero della Salute, ne è affetto circa il 5% delle donne in periodo fertile, con un picco che si verifica tra i 25 ed i 35 anni, ma la patologia può comparire anche in fasce d’età più basse.

Endometriosi, la prima proposta di Legge nel Lazio

 

In questa difficoltà di diagnosi e convivenza con la malattia che può anche diventare cronica, nasce la proposta di Legge presentata dalla Regione Lazio per prevenire e sensibilizzare sul tema, ma anche per migliorare le cure e la ricerca in questo campo.

Il testo in questione, firmato per prima da Michela Califano (Pd), punta a favorire la prevenzione e la diagnosi precoce, il miglioramento delle cure e la ricerca su questa patologia che colpisce 3 milioni di donne in Italia e 700 mila nel Lazio: una notizia che dà speranza.

Una Legge che parla prima di tutto della necessità di costruire strumenti per la conoscenza e la prevenzione dell’endometriosi. Le diagnosi troppo spesso sono tardive e da un lato gli approfondimenti non mirati hanno costi importanti per il Sistema sanitario, dall’altro negano alle donne la possibilità di arrivare ad una cura efficace in breve tempo.

Il primo obiettivo della Legge, che prende il nome di Endometriosi 4.0 è quello di sensibilizzare le Asl e le scuole e formare il personale sanitario per favorire prevenzione e diagnosi. Vi è poi l’idea di istituire un polo sanitario dedicato all’endometriosi con macchinari di diagnostica e di medicina all’avanguardia, ma la proposta va anche oltre.

I sintomi, tra cui dolore pelvico, infiammazioni croniche, dolore nell’evacuazione o durante i rapporti sessuali, possono accompagnare le ragazze e le donne per tutto il periodo riproduttivo, specie durante le mestruazioni.
Si può quindi comprendere come questa patologia possa causare non solo sofferenza fisica, ma anche avere riflessi sulla sfera psicologica, risultando invalidante nei rapporti di coppia e nella vita di tutti i giorni.

Diagnosi e trattamento dell’endometriosi

La diagnosi precoce è essenziale per ridurre i rischi di infertilità e contenere le conseguenze psicologiche, sociali e relazionali legate alle manifestazioni dell’endometriosi. Tuttavia alcuni studi (Nnoaham, Kelechi E., et al., 2011) evidenziano come la latenza tra la comparsa dei sintomi ed una diagnosi effettiva di malattia sia di circa sette anni.

In questo tempo si stima che, prima di individuare lo specialista opportuno, le donne si rivolgano in media a sette medici diversi. È evidente, dunque, che l’iter diagnostico per questa patologia sia lungo, complesso e spesso dispendioso, sia a livello economico che psicologico.

È inoltre importante considerare che è presente una quantità cospicua di donne che, pur soffrendo di endometriosi, non ricevono mai una diagnosi. Spesso, infatti, l’iter diagnostico si attiva solo nel momento in cui vi è un sospetto di infertilità.

Tale situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che, al momento attuale, non esiste una terapia definitiva per questa condizione. Gli interventi più comuni consistono nell’utilizzo di farmaci antidolorifici che possono aiutare nella gestione del dolore ma che non agiscono direttamente sulla malattia.

Altri interventi prevedono il ricorso a farmaci capaci di indurre una temporanea menopausa farmacologica che tuttavia non permette l’instaurarsi di una gravidanza. O, in alcuni casi, nel ricorso alla terapia chirurgica che prevede l’asportazione del tessuto endometriosico. Tale procedura presenta però ampi margini di ricaduta.

L’endometriosi influisce negativamente sulla sfera sociale e su quella lavorativa

I dolori possono arrivare ad essere così intensi da ridurre sia qualitativamente che quantitativamente le prestazioni lavorative e sociali.

Uno studio condotto nel 2011 (Nnoaham, Kelechi E., et al., 2011), ad esempio, ha mostrato come, all’interno del contesto lavorativo, le donne affette da endometriosi subiscano un calo produttivo quantificabile in una media di undici ore settimanali. Ben quattro ore in più rispetto alle donne che non hanno questa patologia.

Così come la sfera lavorativa, anche quella sociale risulta frequentemente compromessa (Giuliani et al., 2016). Molte donne riferiscono, infatti, che la loro partecipazione alla vita sociale risulta significativamente ridotta a causa dei dolori associati all’endometriosi (Gilmour et al., 2008)

 

 

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