Con il caldo, nelle scuole superiori impazza lo stile spiaggia. Ma i Presidi non ci stanno

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Outfit a scuola

In alcuni Istituti scolastici sono state dettate vere e proprie regole sul look, inviate ai ragazzi ed alle loro famiglie

Nelle scuole superiori impazza lo stile spiaggia

Ogni anno, con l’arrivo del caldo, scoppia la polemica sull’abbigliamento di studentesse e studenti. Una questione che riguarda le scuole superiori di ogni genere, da Nord a Sud, e che contrappone ragazze e ragazzi contro corpo insegnante e, soprattutto, contro i dirigenti scolastici, che esprimono il loro disappunto attraverso circolari di richiamo al decoro.

Alcuni non si limitano ad “invitare”, ma pretendono: la loro parola diventa legge.

Da Sud a Nord, da Bari a Milano passando per Roma e Riccione, si trovano dirigenti scolastici più tolleranti ed altri che proprio non ce la fanno a vedere a spasso per i corridoi dei loro Istituti le studentesse in minigonna ed i ragazzi in canottiera. Perché quello che i presidi richiedono è “rispetto”. Ed il modo di vestire, a loro dire, è una delle forme del rispetto.

Iniziative da Nord a Sud dell’Italia

Stile spiaggia nelle scuole

I Presidi di alcune scuole milanesi hanno deciso di imporre punti fermi su come presentarsi in aula.

Per esempio quelli dell’Istituto Tecnico per il Turismo Artemisia Gentileschi, del Liceo Scientifico Donatelli e della Scuola Tedesca hanno precisato: no cappellini da rapper, no jeans stracciati, no sandali-ciabatta.

Concetta Pragliola, preside dell’Istituto Comprensivo Leonardo Da Vinci, a fine Aprile si è portata avanti ed ha scritto a studenti e genitori vietando bermuda e canottiere in classe.

Stesso divieto era scattato al Liceo Classico Tito Livio ed all’Istituto Alberghiero Vespucci (no alle micro-gonne).

Qualcuno è stato lungimirante

Il Dirigente del Liceo Rambaldi Valeriani di Imola, Lamberto Montanari è stato lungimirante ed ha fatto introdurre nel patto di corresponsabilità educativa siglato ad inizio d’anno con studenti e genitori, una frase che include il problema e la sua stessa soluzione: “Al diritto allo studio corrisponde il dovere di impegnarsi ad utilizzare un linguaggio ed un abbigliamento rispettoso delle diverse sensibilità ed adeguati all’ambiente”. Chi firma, accetta le condizioni. Punto.

Per chi non avesse capito bene, il preside Montanari ha aggiunto una frase chiarificatrice, che non lascia dubbi: “Lo svacco da spiaggia non può essere tollerato a scuola”.

E studentesse e studenti come prendono queste ingerenze sul loro look?

Le hanno prese tanto seriamente da arrivare a mobilitarsi. “A scuola andiamo vestiti come vogliamo”, hanno replicato al preside Magistrale gli alunni del Liceo Scacchi di Bari. In un comunicato ribadiscono che è “inaccettabile un vero e proprio dress code al quale gli studenti e le studentesse devono attenersi negli spazi scolastici”. Alle parole sono seguiti i fatti: una protesta con tanto di striscione davanti al Liceo con la scritta “Sui nostri corpi e nelle nostre scuole decidiamo noi”.

Esame di maturità: ci si mette “in tiro”

Quando si tratta di look ed esame di Stato, però, le polemiche si fanno più soft perché gli studenti stessi, senza bisogno di imposizioni, si presentano spontaneamente se non ben vestiti, almeno non  in canottiera e bermuda.

Anche perché, con gli esami alle porte, i maturandi hanno altro a cui pensare! Per esempio in questi giorni impazza in Rete il “toto tema”: che traccia uscirà?

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