Lana di cane: quando l’amore per Fido diventa un filato Green ed Eco-sostenibile

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Lana di cane: un progetto unico

Dall’amore per gli animali ad una vera e propria passione

Dall'amore per gli animali ad una vera e propria passione

Il concetto di vestirsi fa parte della nostra cultura da secoli e secoli. Dalle prime pelli di animali sino ai capi d’abbigliamento del fast fashion, l’indumento ci ha accompagnato sin dagli albori delle civiltà e continuerà a farlo nei tempi a venire.

Da elemento prettamente utile, si è striminzito, allargato, colorato e modificato in base ai periodi storico-sociali che si sono susseguiti, sagomandosi attraverso i filati più differenti: dapprima quelli naturali, poi con l’avvento dell’industria e della tecnologia si sono aggiunti quelli sintetici e chimici.

Oggi giorno la scienza tecnologica ha aiutato in maniera ponderante il settore della moda (che però rimane tra le categorie più inquinanti del Pianeta) creando tessuti vegani, ecosostenibili, riciclati.

E se invece un nuovo tipo di ecosostenibilità arrivasse e si sviluppasse attraverso tecniche remote ed artigianali?

In molti Paesi, il vello degli ovini non è l’unica lana utilizzata per creare tessili ed abbigliamento. Eschimesi e popolazioni nordiche hanno filato il sottopelo del proprio Fido (caldo, morbido e pregiato quasi quanto il cashmere) da secoli e in America è diventato un vero e proprio business.

Questo è proprio il caso di Giulia Alberti, 35enne di Fermo che ha riscoperto l’antica arte dell’arcolaio e l’ha rinnovata grazie alla creazione e sperimentazione di un filato totalmente cruelty-free e alternativo: Lana di cane.

Parlaci un po’ di te. Chi è Giulia Alberti?

Sono originaria di Fermo, nelle Marche, ho 35 anni, un bimbo di 5, una bimba nel pancione e un marito splendido che si chiama Alessandro. Ho fatto studi in Economia e da dodici anni lavoro nel campo della consulenza finanziaria per aziende. Dal 2011 con mio marito ho iniziato a far crescere una forte passione, quella della lana e dei filati naturali in generale.

Come è nata l’idea di creare qualcosa di così innovativo?

Come è nata l'idea di creare qualcosa di così innovativo?

 

L’idea è nata per caso, seguendo un po’ il “flusso della vita”. Avevamo un cane di razza Akita Inu, preso dal canile dopo due anni di vera e propria reclusione che appena portato a casa iniziò una muta stratosferica. Dapprima provai a fare dei cuscini ma le fibre del sottopelo fuoriuscivano anche se mettevo più federe l’una sopra l’altra.

Alessandro aveva dei vaghi ricordi della nonna che filava con il fuso ed allora io mi misi in cerca di qualcuno che fosse in grado di filarci quel materiale preziosissimo. Grazie alla caparbietà di mio marito però alla fine decidemmo di acquistare un arcolaio e provare a fare da noi.

E poi?

La lana del nostro Asaki era irregolare, molto grossolana, più simile ad un cordino che a della vera e propria lana ma… l’avevamo filata!!! Di lì ad un mese, visto il grande riscontro che fecero le foto di quel filato on line, abbiamo creato un sito e cominciato a promuovere questo servizio per proprietari di animali.

L’azienda è a conduzione familiare.  Come funziona il vostro team?

L’azienda è stata gestita sempre da me e mio marito, è piccolissima e rimarrà tale perché questo per noi è un valore aggiunto! Io mi occupo principalmente delle relazioni con i clienti e della promozione, mio marito fila per ore ed ore ed ore. Lui è una persona davvero discreta che non ama apparire o comparire online, ma è suo gran parte del merito!

Quando hai capito che con Lana di Cane stavate andando nella direzione giusta?

Quando hai capito che con Lana di Cane stavate andando nella direzione giusta?

Già dalla nostra prima filatura per terzi. Dopo appena 20 giorni dalla nascita del sito e del progetto ci fu commissionato il primo lavoro, oltre 1 kg di lana di Akita Inu proveniente dalla Sicilia… la stessa razza del nostro Asaki…un segno del destino?

Il sottopelo apparteneva ad un cane deceduto due anni prima ma che il proprietario non era mai riuscito a far filare…noi invece ci siamo riusciti!

Maurizio (questo il nome del primo cliente) e sua moglie ci inviarono una lettera stupenda al ricevimento dei nostri gomitoli: è stata la ciliegina sulla torta che ci hanno fatto capire di aver imboccato la strada giusta.

Come avviene il processo di lavorazione del sottopelo?

Come è nata l'idea di creare qualcosa di così innovativo?

Esattamente come di faceva la lana una volta, tutto rigorosamente a mano. Iniziamo da lunghi ammolli con detergenti specifici, per poi passare all’asciugatura, alla cardatura, alla filatura manuale, binatura manuale e poi rilaviamo il filato per il finissaggio delle fibre. È un lavoro meticoloso ed attento: filiamo fibre che misurano dai 2cm in su di lunghezza (la pecora ha peli da 10 cm in su per intenderci).

Certo, se la lana a mano non si fa più, un motivo c’è! I tempi sono lunghi ed oggi siamo arrivati ad avere un tempo medio di attesa di 10-12 mesi. Non semplice da gestire ma il risultato ultimo dà una gran soddisfazione!

Il prodotto finito è un morbido gomitolo pronto da sferruzzare. Potrà, secondo te, essere realizzato un vero e proprio tessuto Cruelty-free da questa materia prima?

Come è nata l'idea di creare qualcosa di così innovativo?

Assolutamente sì! In realtà lo abbiamo già fatto, noi offriamo il servizio di filatura e molti nostri clienti ci chiedono “solo” questo. In base alle esigenze però in grado anche di tessere, attraverso un telaio sempre manuale e riusciamo realizzare più o meno quasi tutti gli indumenti che ci vengono richiesti.

Possiamo quindi definire Lana di Cane come un esempio di moda circolare e anti-rifiuti?

Certamente. Qualsiasi proprietario di cane a pelo lungo sa che almeno due volte l’anno l’animale fa la muta, ovvero cambia naturalmente tutto il manto per adattarsi alle stagioni. Quel materiale, per alcune razze di cani come i nordici, ha qualità elevatissime che diversamente dalla filatura andrebbe gettato nella spazzatura.

Questo progetto ha portato tante soddisfazioni ma anche tante sfide. Quante e quali difficoltà hai trovato addentrandoti in questo “territorio” inesplorato?

Purtroppo, tutto quello che è “diverso” fa paura. Troviamo qualche ritrosia perché si pensa che un cane sia più sporco di una pecora o di una capra.

Spesso capita anche di essere attaccati da vegani o animalisti convinti di dover salvare gli animali da un impiego doloroso e immorale ma questo non è per nulla vero, anzi!!!

 Allora perché ancora tanta gente guarda in maniera negativa questa tipologia di sostenibilità?

Per pigrizia, per la poca voglia di approfondire le cose, per il trasporto della massa. Sull’alimentazione abbiamo fatto passi in avanti, valorizzando il km zero, il vero biologico e le colture sostenibili; ma nell’ambito del tessile siamo ancora troppo indietro. Cerco di fare anche un po’ di divulgazione, non per presunzione ma perché penso sia importante… dopotutto ci vestiamo tutti e tutti i giorni!

Quando hai capito che lavorare artigianalmente sarebbe stata la tua strada?

Certe cose le senti dentro, il mio lavoro dato dalla mia formazione scolastica è venuto per caso, questo invece l’ho voluto e desiderato.

Una volta che ho visto che poteva funzionare ci ho investito tante energie ed ora posso dire che io e mio marito andiamo fieri anche del fatto che stiamo tramandando una tecnica tradizionale che si stava perdendo… pochissime persone oggi in Italia sanno filare a mano e questo non va bene! Presto o tardi se non guarderemo al passato per conquistare il futuro, ci fermeremo in una situazione di stallo.

Quali sono i tuoi progetti o sogni per il futuro?

I nostri progetti per il futuro qui sui monti Sibillini sono proprio in questa direzione, trasparenza, vera eco sostenibilità e qualità nel settore del tessile.

Recentemente abbiamo cercato in lungo ed in largo dei macchinari che ci permettessero di velocizzare almeno in parte il processo produttivo, e finalmente li abbiamo trovati! Contiamo di metterli in funzione tra circa sei mesi e potremo essere più veloci e più efficienti.

Per rendere sostenibile l’investimento ci accosteremo anche la lavorazione della lana di pecora Sopravissana certificata, in sinergia con un’allevatrice di Ussita (Silvia Bonomi) che seleziona questa razza con l’unico scopo della loro salvaguardia (non macella o non produce latticini).

Ci tengo a precisare che anche questa seconda lavorazione sarà totalmente eco sostenibile e cruelty-free, le pecore sono tutte sui Monti Sibillini, la lana viaggerà pochissimo su gomma e sarà lavorata nel totale rispetto degli animali e dell’ambiente.

Unitamente a tutto questo, data la grande richiesta da tutta Italia di poter venire a vedere come lavoriamo la lana e i nostri attrezzi d’epoca, stiamo allestendo un piccolo museo ed un “Sentiero del filato” per godere di una passeggiata educativa “sul filo di lana“.

Quanto è importante incentivare l’unicità e l’artigianalità in un mondo sommerso da digital life, fast fashion e serialità industriale?

Penso che sia fondamentale valorizzare lavori di nicchia e piccole produzioni, contro ogni tendenza “globale“. La moda ecosostenibile deve essere incentivata è vero ma penso anche che spesso le grandi aziende ne fanno uno strumento di marketing che se analizzato tanto “ecosostenibile” nella realtà non è.

Mi spiego: non mi possono vendere un prodotto ecologico solo perché di lino non sbiancato da agricoltura bio, se poi il lino è stato piantato in Cina, filato in Bangladesh e tessuto in Corea (è un esempio paradossale!). L’argomento va affrontato con serietà e coscienza, a 360 gradi.

Adesso, guardandoti indietro cosa pensi quando parli di Lana di Cane?

Abbiamo una coda nelle lavorazioni lunga e difficile da coordinare, non è semplice dire ad un cliente oggi che gli fileremo la lana magari tra 12 mesi ma lavorando a mano, ovviamente, più di questo non riusciamo.

A distanza di circa 10 anni però posso dire con fierezza che abbiamo filato il sottopelo di quasi 200 cani, proveniente da ogni angolo d’Italia e alcune volte anche di qualche gatto e coniglio.

Abbiamo ricevuto e riceviamo tutt’ora, tantissimo affetto dai nostri clienti perché il prodotto che rendiamo loro ha un valore affettivo inestimabile; soprattutto quando l’animale viene a mancare.

La redazione di ModApp ringrazia Giulia ed Alessandro per la loro preziosa testimonianza..”se si vuole, si può cambiare o meglio dare una dritta alla nostra Società, che sotto certi aspetti sta andando a rotoli..”. 

 

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Un commento

  1. Avatar for Giulia

    Giulia

    28 Gennaio 2020 a 4:48

    Bellissima idea!!

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